inquinamento indoor

Inquinamento Indoor

Inquinamento indoor

Cosa intendiamo per inquinamento indoor?  Noi mamme siamo sempre attente a prevenire ogni sorta di rischio. Per natura identifichiamo i pericoli per la salute del nostro bambino, al di fuori delle mura domestiche. L’inquinamento, specie nelle grandi città, da decenni ormai è causa di preoccupazione, soprattutto per le fasce deboli. I bambini che vivono nelle grandi metropoli, sono svantaggiati, in tema di inquinamento.

Nel nord della penisola, causa la mancanza di aerazione naturtale, le polveri sottili sostano troppo a lungo, facendo impennare gli indicatori di inquinamento atmosferico. L’emergenza che viviamo quotidianamente ci fa perdere di vista un altro tipo di inquinamento, quello dentro le nostre case. Seppur in parte derivante dalle polveri sottili che penetrano dall’esterno, l’inquinamento indoor è più insidioso e minaccioso, soprattutto per i bambini.

Quali sono le cause dell’inquinamento indoor?

Sappiamo tutti che aerare i locali è una buona norma per rinfrescare l’ambiente. Ma da cosa dobbiamo rinfrescarlo? Siamo portati a pensare che aprire una finestra faccia automaticamente uscire l’aria consumata, quella che sa di stantio.

L’aria che respiriamo in casa contiene particelle di vario genere. Tra queste ci sono le cosiddette VOC  (Volatile Organic Compounds o composti organici volatili)altro non sono che composti chimici in forma di molecole che hanno la caratteristica della volatilità. Le sostanze volatili sono la prima fonte di inquinamento indoor.

Le VOC sono quindi sostanze inquinanti che si staccano da pitture, arredi ed altri materiali che fanno parte della nostra casa.

La lista è abbastanza lunga ma alcune di queste sostanze chimiche le conosciamo e sappiamo da dove provengono. Senza la pretesa di affrontare un trattato di chimica molecolare diamo un’occhiata un po’ più da vicino alle componenti più importanti dell’inquinamento indoor.

La Formaldeide e il Benzene le più pericolose tra le VOC

Il Ministero della salute fa una vera e propria classifica delle sotanze volatili organiche. Il testo lo trovi qui se vuoi dargli un’occhiata. Tra questi elementi spicca la Formaldeide, e il Benzene. Sicuramente ne hai già sentito parlare. Purtroppo le molecole di queste ed altre sostanze tossiche sono nelle nostre case. Più precisamente le troviamo nei mobili di casa, ma non solo li.

Ma come fanno a diventare volatili? o meglio, come fanno staccarsi dagli arredi? Per diventare VOC necessitano di condizioni ambientali particolari che riguardano la temperatura e l’umidità degli ambienti. A ben vedere non sono troppo particolari queste condizioni nelle nostre case. A temperature di esercizio maggiori di 20°, iniziano a rilasciare nell’ambiente, microparticelle. Le nostre stanze, durante l’inverno, o a maggior ragione d’estate, molto spesso sono a venti gradi. Più o meno quasi tutti, da ottobre a marzo/aprile, fissiamo il termostato di casa proprio a 20, 21 o 19 gradi. Abbiamo trovato un buon motivo per abbassare il riscaldamento durante l’inverno e aerare gli ambienti durante l’estate. Se ci pensiamo un po’, è buona norma anche quella di non attaccare i mobili ai termosifoni.

Cosa fanno i produttori per ridurre l’inquinamento indoor?

Da qualche tempo l’industria dell’arredamento si è iniziata a porre la questione dell’inquinamento indoor, causato da alcune sostanze chimiche utilizzate nei solventi, nei serramenti o anche nelle colle. Per fronteggiare una richiesta in continuo aumento da parte di una clientela sempre più informata, è sorta la certificazione VOC. Sebbene non sia obbligatoria in Italia, molti produttori se ne dotano volontariamente. La classificazione dei prodotti destinati all’edilizia e all’arredamento, va da C ad A+, dove quest’ultimo sta a testimoniare che quel particolare prodotto non ha  presenza di VOC (o meglio è a bassa emissione).

Se in Italia la certificazione VOC è ancora su base volontaria altri paesi come la Francia, si sono mossi per limitare i danni. Dal 2012, nel paese transalpino è reso obbligatorio che i prodotti destinati all’edilizia, debbano essere sottoposti a test. In particolare le prove riguardano: isolanti, colle, solventi, porte e finestre, sigillanti, rivestimenti, pavimenti , intonaci  e controsoffitti. No sarebbe male che anche da noi ci si muovesse in questa direzione. In un certo senso la bioarchitettura e la bioedilizia non sono altro che una risposta, con un raggio ancora più ampio, alla necessità dell’uomo di vivere in ambienti armoniosi e meno inquinati.

L’inquinamento indoor viene solo dai mobili?

Purtroppo no. Le colle, vernici, i solventi, gli adesivi, li troviamo anche nei dispositivi dei riscaldamenti, nei materiali destinati alla pulizia, persino negli abiti freschi di lavanderia. Particolare attenzione, per avere un’aria salubre tra le mura domestiche, va posto al fumo ma anche alle stampanti, che per comodità si sono diffuse praticamente in ogni casa.

Quali sono i disturbi più comuni causati dall’inquinamento indoor?

La Sbs che sta per Sick building syndrome, indica una serie di disturbi che si hanno vivendo in ambienti chiusi e che terminano una volta usciti all’aperto. Si tratta di mal di testa, irritazioni agli occhi, nausea, torpore, sonnolenza. Oltre alla Sbs, c’è anche la Bri (building related illness), e la Mcs (Multiple chemical sensitivity), tutte relative al disagio o alle intolleranze derivanti dal vivere in ambienti chiusi a contatto con sostanze chimiche.

Se l’industria non è ancora abbastanza sensibile, abbiamo visto che anche il fronte politico non ha fatto molto. Le mamme d’Italia non sono state ad attendere provvedimenti o nuove normative, si è diffuso il fai da te in tema di pulizie della casa ad esempio. Utilizzare dei panni elettrostatici oppure in miocrofibra, permette di raccogliere il più possibile le VOC. Ma non solo questo, al posto dei solventi o di altre sostanze chimiche, proliferano i prodotti per la pulizia fai da te.

Aerare l’ambiente è una vecchia e buona abitudine che va incentivata anche nelle nuove generazioni.

Le piante come la Felce di Boston, ci aiutano a purificare l’aria.

La Felce di Boston (Nephrolepis exaltata), ed altre che di seguito ti indicherò, secondo uno studio della Nasa, possono diminuire l’inquinamento indoor. L’assorbimento della formaldeide nell’ambiente da parte della Felce di Boston arriva a 20 microgrammi l’ora. Oltre ad essere una bella pianta, clicca qui se vuoi vederla e saperne di più, può ambientarsi bene nei nostri appartamenti poichè non necessita di molta luce.

Secondo lo studio ne basta una ogni 9 mq per purificare l’aria. L‘Areca (Chrysalidocarpus lutescens), combatte lo xilene e il toluene. In qualsiasi ambiente spicca per la sua eleganza. La sua capacità di assorbimento è di 19 microgrammi/ora. Che dire poi della Sanseveria, conosciuta con il nome Lingua di suocera. La troviamo nei bagni poichè assorbe la formaldeide che proviene dalla carta igienica ma anche perchè non teme l’ambiente umido. Vediamone qualcun’altra anche se la lista è molto lunga: lo Spatifillo, la Palma, chamaedorea sefritzii, la Gerbera, il Falangio o Nastrino ecc.

Quali altri comportamenti avere per evitare l’inquinamento indoor?

Ce ne sarebbero tanti, alcuni incidono su vecchie abitudini come quella di usare le palline bianche di naftalina, meglio la lavanda. Cercare di limitare i mobili in truciolato che per effetto delle colle che rilasciano formaldeide, specie a temperature oltre i venti gradi poichè magari posizionati vicino ai termosifoni. Favorire il ricambio di aria naturale, e dove non sia possibile ci sono i depuratori d’aria o gli apparecchi condizionatori.

Evitiamo di fare entrare le polveri sottili dall’esterno tramite le scarpe. Il buon vecchio zerbino deve servire anche a questo. Ancora meglio se lasciamo le scarpe fuori. Un tempo si lasciava il cappotto perchè intriso di fumo, oggi fortunamente questo problema è pressoché scomparso. Dove possibile meglio stendere all’aperto evitando il proliferare delle muffe. Utilizzare solventi e in genere prodotti per la pulizia bio o comunque attenti all’ambiente. Se proprio ci deve essere una stampante tra le mura domestiche allora diamogli un posto lontano dagli ambienti dove giocano i nostri bambini.

Quanto passa un bambino nella sua camera?

Possiamo pensare che tra impegni fuori casa, come la scuola e poco altro, un bambino trascorre in casa almeno dieci ore al giorno. Conoscere i pericoli dovuti all’inquinamento indoor può mettere in guardia i genitori dall’acquistare arredi solo in base al prezzo. Spesso il ragionamento che si fa è che tanto devono durare solo qualche anno. In quegli anni il bambino, dieci ore al giorno vive e respira nella sua camera. Occorre fare attenzione alle pitture in primis, preferiamo quelle con la dicitura  “zero Voc”, che a dispetto della sigla non attestano l’assenza delle VOC ma almeno ci dicono che se n’è fatto un basso impiego.

Ci sono prodotti che servono a bonificare ambienti da sostanze tossiche e anche da virus. Si tratta di finiture fotovoltaiche che si attivano mediante la luce solare e l’aria ed hanno la capacità di anti smog. Facciamo particolare attenzione alla culla, o lettino. Se scegliamo un legno massello assicuriamoci anche che quella marca sia famosa perchè usa colori naturali e cere per l’assemblaggio.

Se ne abbiamo la possibilità, la cameretta dovrà affacciare su un giardino. Aeriamo spesso l’ambiente. Moquette e tappeti a pelo lungo non sono amici dei bambini ma solo degli acari e varie polveri. Maggiore attenzione si concretizza in salute per i nostri figli ma anche per noi che usiamo prodotti chimici per pulire gli ambienti. Se anche tu pensi che sia importante ridurre l’inquinamento indoor,  inizia col dare il tuo suggerimento, te ne saremo grate!